Alzai gli occhi per via delle risate, e continuai a guardare per via delle ragazze.
Un incipit folgorante, che non dà spazio a dubbi: Le ragazze di Emma Cline è un romanzo che non può lasciare indifferenti.
A colpire non è solo una scrittura bellissima, ambiziosa e di una bellezza perfetta, magistralmente tradotta per Einaudi da Martina Testa. Non è solo l’età dell’autrice americana mentre lo scriveva – appena 24 anni. Non è solo una copertina ammaliante, quel volto di ragazza a metà, lo sguardo coperto dai Ray-Ban scuri. A colpire, e a decretarne lo straordinario successo internazionale, è la capacità di Emma Cline di travolgere il lettore con una storia che oscilla tra paradiso e inferno – più inferno che paradiso -, tra struggimento e delirio, tra lacrime e risate, tra dolore e una specie di bellezza, tra forza e sconfinata fragilità.
Viene da chiedersi: come usciremo da tutto questo? Alla fine di queste 334 pagine, come chiuderemo il libro riuscendo a tornare alla nostra realtà, che adesso ci sembra così sfuocata nel suo ovattato benessere quotidiano?
The girls, a dispetto di un titolo che potrebbe prepararci a qualsiasi tipo di romanzo – e forse proprio per questo risulta tanto evocativo – narra una storia terribile, che affonda le sue radici nell’America del 1969, e ha per protagonista Eve, una creatura – non più bambina ma non ancora ragazza – di appena 15 anni. Con tutta la vita davanti, che avrebbe potuto beatamente continuare a scambiarsi rossetti e magliette di cotone tinta pastello con l’amica del cuore. E invece un giorno, durante un detestabile pranzo all’aperto in famiglia, con un hamburger in mano, vede loro: le ragazze.
E tutto cambia. E tutto ha inizio e tutto finisce.
C’è l’ombra dei brutali omicidi commessi in quel periodo, l’orrore che ancora oggi, a distanza di oltre quarant’anni, non sbiadisce. C’è Suzanne, la ragazza numero uno, dal fascino conturbante e irresistibile. C’è Russell, una sorta di contemporanea divinità carismatica che ricorda Charles Manson, il cui universo pazzo e irresistibile sembra fare da antidoto a tutti i mali. Soprattutto a quello più devastante per Eve: non sentirsi parte della realtà in cui vive, non sentirsi davvero amata, essere sempre un’estranea. E allora scappa, Eve, fugge dalla realtà che non le appartiene, dalla famiglia che non la vuole.
Ancora non sa che questa nuova famiglia, inizialmente tanto affascinante, cambierà drasticamente e per sempre la sua vita.
Le ragazze di Emma Cline ti prende e ti porta in luoghi in cui non vorresti mai trovarti, eppure non vedi l’ora di arrivarci. Anche se è un biglietto di sola andata.
Quindi, per rispondere alla domanda iniziale, come ne usciamo da un libro così?
Non lo so. Forse, in qualche modo, libri come questo sono destinati a restare con i lettori. Entrarci dentro, farci una disturbante compagnia, gironzolare nella nostra testa per un po’. E poi lasciarci cadere nel confortante abbraccio della nostra, di storia, dove tutto è in perfetto ordine e le ragazze non ci sono più.
Abbiamo bisogno di libri così, sempre.
Ecco quanto ci tenevano le persone, a sapere che la loro vita era accaduta davvero, che ciò che erano state un tempo esisteva ancora da qualche parte dentro di loro.
1 commento
[…] Se siete dei ritardatari e c’è ancora qualche regalo da fare, regalate Le ragazze di Emma Cline. Magari regalatelo proprio a una ragazza. Questo romanzo apre gli occhi e la mente, illumina, tramortisce per illuminare di nuovo. Forse non è una lettura “piacevole”, di certo non è fatta per ingannare il tempo con leggerezza, ma poi resta. E resta tanto. Sul fatto che sia scritto (e tradotto) divinamente non mi dilungo, potete leggere la mia recensione qui. […]