Eh sì, carissimi. È andata proprio così.
Arrivo a destinazione, apro la valigia e… lo sento. Fra un calzino e il costume da bagno. Fra la spazzola e il prendisole c’era lui: quell’inconfondibile Odore di chiuso. Aveva la forma di un piccolo Sellerio blu, 198 pagine di godibile lettura. Ideali da portare sotto l’ombrellone, in aereo, su un prato in montagna o… sul mare, dove la vostra Personal Librarian aveva la sfacciata fortuna di trovarsi.
È il primo romanzo che leggo di Marco Malvaldi, e devo ammettere che la mia scelta è stata dettata anche dal piccolo biblio-clamore generato: molti ne hanno parlato, parecchi l’hanno intervistato. Potevo non leggerlo?
E la scelta è stata decisamente azzeccata. Odore di chiuso si presenta come un giallo alla Christie (altro elemento a suo favore), dalla trama molto lineare: situazione iniziale, fattaccio, indagini, colpevole. Eppure, c’è qualcosa di davvero singolare che lo distanzia da molti altri semplici gialli. Sarà l’anno in cui è ambientato, un 1895 che oltre al fascino del tempo che fu sembra essere il preludio di cambiamenti storici epocali. Sarà il calarsi completamente nelle atmosfere di una Toscana passata eppure stranamente così vicina. Sarà la scrittura di Malvaldi, dal sapore retrò con alcune incursioni contemporanee e sferzate di ironia infilate al punto giusto. E poi, ancora, saranno quei personaggi descritti a tutto tondo, ciascuno con le proprie peculiarità. I propri vizi. I propri peccati. E quel castello, già, un vero e proprio antico castello con tanto di salone di rappresentanza affrescato e l’immancabile cantina. Dove la porta, neanche a dirlo, è chiusa dall’interno. E dove i personaggi si muovono come piccole marionette in questa piccola, perfetta storia.
E infine c’è Lui. Il sommo. Colui che appena varcata la soglia della cucina non si può nominare senza accompagnarne il nome da un inchino. La cui opera troneggia sull’ultimo scaffale – quello dei libri importanti – in miriadi di librerie. Il grande Pellegrino Artusi, che con la sua Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene si è guadagnato un posto d’onore fra i fornelli delle case italiane nei secoli dei secoli. Sarà proprio il Pellegrino a sentire per primo quell’inconfondibile odore. E sarà sempre lui a portare alla soluzione finale, arrivandoci grazie a quel buon senso e quella sensibilità proprie di chi possiede un palato decisamente fino.
Insomma, se vi piacciono i gialli leggetelo. Se non vi piacciono, leggetelo comunque: per conoscere un po’ di storia passata. E per capire nuovamente, come se ce ne fosse bisogno, che la storia di centoventi anni fa non è poi così distante da quella di oggi.
Il consiglio della Personal Librarian
Da leggere tutto d’un fiato, muniti di: aperitivo possibilmente alcolico, tonno, peperoni gialli, pane raffermo, olive nere, uova, latte, olio, burro, pangrattato, panna, sedano, prezzemolo, digestivo possibilmente superalcolico.
L’aperitivo vi servirà per preparare il vostro stomaco al Polpettone all’uso zingaro. Gli ingredienti che seguono vi serviranno per preparare il Polpettone all’uso zingaro sapientemente descritto in calce al libro dallo stesso Artusi. Il digestivo… bé, arrivateci da soli.
Corpo del reato
Un Sellerio… semplicemente perfetto. Di odore c’è solo quello fine e buonissimo delle pagine.
Quotes
“Il fare un libro è meno che niente, se il libro fatto non rifà la gente”. E’ proprio questa frase, sapete, che mi ha messo in testa di scrivere un mio libro di cucina. [Artusi]Questo è un castello, sor delegato, e c’è pieno di nobili e di serve. E da che mondo è mondo, i nobili stanno diritti e le serve si piegano.
…Legge libri con la copertina illustrata! [su Artusi]
Commenti più recenti