Dedicato a Mario, Franco, Primo

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Mario se n’è andato così, silenziosamente. Portandosi dietro quella gentilezza e quell’antica cortesia oggi merci ormai troppo rare. Se n’è andato per sua volontà, una volontà lucidissima e ferrea, mai veramente scalfita da quei 95 anni. Quasi un secolo di bellezza, ironia, bravura, fama giustamente meritata. E ancora gentilezza, e ancora cortesia, che non dovevano mancare mai. Se n’è andato proprio nella sera in cui qualcuno pro vita avrebbe voluto parlare di qualcun altro, evidentemente pro morte. Come se esistesse davvero qualcuno – tolto il serial killer di turno – in grado di esserlo. Se n’è andato quando la mente resta troppo forte a dispetto di un fisico troppo fragile. Una diatriba impossibile da sanare.
Il pensiero corre subito a lui, Franco. Stessa lucida decisione, stessa volontà, solo una manciata di anni prima. La vigilia di Natale di quest’anno avrebbe compiuto novant’anni. Era il 2002 e ricordo che avevo appena comprato un’edizione del Mastino dei Baskerville con la prefazione sua, scritta assieme al fedelissimo Carlo.
E come lui Primo, era la fine degli anni Ottanta. Un’altra lucida decisione. Un’altra scala. Un’altra diatriba insanabile. Un altro silenzioso grido di amore troppo forte per la vita.
Siete volati via così. Voi che ci avete lasciato i regali più preziosi, quelli da guardare, ascoltare, leggere. L’armata brancaleone, Se questo è un uomo, La donna della domenica. Siete volati in un posto dove non esisterà più nessuno pro vita o pro morte. Dove le vostre scelte saranno rispettate per natura. Dove continuerete a sorridere guardando noi, in questo piccolo mondo che ogni tanto gira un po’ a rovescio. Noi, a cui continuerete a mancare. Noi, che non smetteremo di leggervi, guardarvi, ascoltarvi. E vivervi.
La mia lettura di oggi sarà Fruttero & Lucentini, La donna della domenica, 1972. E sarà dedicata a voi tre: Mario Monicelli, Franco Lucentini, Primo Levi.

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