D’accordo, lo ammetto. Tanto per cominciare, questo libro ha due
conditio sine qua non: la prima, deve piacerti Margaret Mazzantini. E, come spesso accade con uno scrittore, o si ama o si odia. Secondo: devi impegnarti, seriamente, per leggerlo. E’ un romanzo che esige impegno, e per la mole (più di cinquecento pagine non sono poche), e per il contenuto.
Una volta tolte le pilloline un po’ più amare, veniamo al succo: questo è un libro che va letto. Assolutissimamente letto! Non ne ero certa fino a pagina quattrocento circa: poi me ne sono convinta ad ogni parola. Per arrivare ad un finale che vale davvero lo sforzo fatto, e vale pure i momenti in cui ti veniva da chiuderlo e pensare: adesso lo metto in fondo alla pila e attacco un bel giallo che lì non si sbaglia mai. Ecco, per cause di forza maggiore – compresi altri libri di passaggio! – Venuto al mondo è rimasto sul mio comodino una settimana abbondante, e di momenti di crisi ce ne sono stati: a maggior ragione posso dire di aver fatto bene a proseguire, e finirlo.
Why?
Molti i
because! Intanto c’è la
storia, che è la
nostra storia, non fosse altro perché l’abbiamo vissuta poco tempo fa – erano i primi anni ’90 – e a relativa distanza. Una distanza davvero irrisoria se si tiene conto che Sarajevo è a un tiro di schioppo da qui, lontananza che va ad annullarsi totalmente leggendo le parole di questo libro. Una storia nuda e cruda, fatta di morte e violenza. Di lacrime e sacrifici e sangue. Che quando pensi di avere visto tutto, e avere passato tutto, ed essere arrivato al fondo, bisogna ancora scavare. Che ti lascia delle cicatrici e poi prima che si richiudano ci ripassa sopra ancora e ancora, tanto per non dimenticare. Poi, c’è una seconda storia, che appartiene a noi quanto la prima, ma senza dubbio in maniera più profonda e intima. E’ un amore, intenso e travolgente esattamente come quegli amori che, quando arrivano, danno la sicurezza al cento per cento che
nessuno al mondo abbia mai amato così. Ed è la storia di un figlio. Un figlio cercato e voluto disperatamente. Un figlio che sembra non arrivare mai, per qualche scherzo del destino. Ma che alla fine in qualche modo arriverà, andando ferocemente contro scienza, morte e guerra.
Poi c’è lei, Gemma, che un po’ piace e un po’ si detesta, eppure alla fine non si può che amare nel suo essere apparentemente fragile, in realtà roccia. E c’è lui, Diego, il fotografo di pozzanghere, di piedi che aspettano la metropolitana, di bambini che non hanno nulla eppure attraverso il suo obiettivo hanno tutto. Bellissimo e appassionato, ma divorato dentro da un male che solo andando incontro ad una guerra, la
sua guerra, riuscirà a guarire. E ancora Gojko, il poeta bosniaco, la guida, l’amico, il fratello. E Aska, la splendida suonatrice di tromba, pecora sperduta che solo ballando riuscirà a salvarsi dai lupi. Forse.
Infine c’è lui. Lui che dà il titolo al libro. Lui che è il vero protagonista del romanzo, perché sempre presente, sempre rincorso. E’ la sua storia, la storia di Pietro, che alla fine conta. E’ il quando, il perché, e soprattutto il come, alla fine, sia venuto al mondo.
E questa storia si pianterà dentro di voi, nel vostro cuore e nella vostra memoria: non si dimenticherà.
Perché leggerlo
Semplicemente, perché ci troverete quello di cui più abbiamo bisogno: l’emozione. E una storia da fare un po’ vostra.
Requisiti
Amare la scrittura di Margaret Mazzantini. Posso dirlo in totale sincerità: a me piace molto. Graffiante, scura e dura: eppure dolce, brillante, viva. Se non sapessi che è scritto da una donna, affermerei senza dubbio che l’autore è maschio, non so perché. Sensazione (e un complimento, dal mio personale punto di vista).
Controindicazioni
Se decidete di leggerlo, quando sarete in prossimità della fine cercate di trovarvi in posto tranquillo, possibilmente casa vostra, con le persone a cui volete bene. E con un divano, o un letto, dove sdraiarvi e chiudere gli occhi per un po’. C’è bisogno di sedimentare, un libro così è come una cena buona, che ci voleva proprio, ma un po’ pesante. E l’unica citrosodina necessaria saranno le vostre cose, la vostra gente. Quelli che amate.
Quotes
“Quanta vita c’è in questa guerra?
Quanta morte c’è in questa pace?”
“Non bisogna fermarsi a guardare… lasciare agli occhi il tempo di vedere, di affezionarsi. E’ questo che bisogna imparare. Non dare ai morti il tempo di rivelarsi, di diventare reali, bisogna tirare dritto, non discernere un corpo da un sacco di sabbia, ma lasciarseli dietro, indistinti, allontanarli dal vero, guardare solo la propria strada. Solo così si può resistere. Non dando ai morti un nome, un cappotto, un colore di capelli.”
“Toglie Pietro dalla storia, lo mette nel mondo.”
[Margaret Mazzantini, Venuto al mondo. Mondadori, 2009]
L'ho adorato anche io questo libro… e sulla Mazzantini la penso come te. Io ho letto le ultime cento e pagine su un areo, tornando da un bellissimo viaggio e ho singhiozzato come una pazza… mi vergognavo da morire, ma non riuscivo a smettere di piangere… 🙂
Questo libro mi aveva colpita tantissimo, e non è stato facile “metabolizzarlo”. Hai visto il film? Io non ancora!
Ho finito di leggere questo libro qualche mese fa. Amo la Mazzantini. Ha il “dono” di sconquassarmi l'anima coi suoi libri e “Venuto al mondo” non ha fatto eccezione!