Se la parola che meglio racconta la saga di Harry Potter è magia, quella che descrive alla perfezione Il seggio vacante, nuovo lavoro di J.K. Rowling (Salani), è senz’altro realtà. La realtà cruda e impietosa di qualsiasi luogo, piccolo o grande che sia. Perché la cittadina inglese di Pagford, dove il romanzo è ambientato, potrebbe essere quella in cui vive ognuno di noi, con le cattiverie e i vizi che si annidano, come invisibili ragnatele, anche negli angoli meno sospetti. Nessuno si salva e tutti sono colpevoli, in questo primo lavoro per adulti della Rowling, nemmeno chi ci muove a tenerezza come la ragazzina dalla famiglia a dir poco difficile, o il sedicenne brufoloso perdutamente innamorato della bella del paese.
Macellai obesi dalla meschinità gigante quanto la stazza, mogli avide e arriviste in cerca solo di prestigio, figli perennemente in lotta con padri che sembrano ostinarsi a non capirli. Uomini e donne che nascondono i segreti più turpi, costantemente impegnati a tradirsi in questo circo sgangherato eppure tremendamente realistico messo in scena dall’autrice. Una parata di piccoli, grandi mostri, ognuno a suo modo maligno e ognuno con le sue brutture da nascondere, come struzzi indaffarati a sotterrare il capo. Non a caso, è proprio una sepoltura ad aprire e a terminare la storia, quasi che il cerchio si possa chiudere solo così, celebrando un funerale tra le pareti di una chiesa. Nel maldestro tentativo di dimenticare colpe che nessuna marcia funebre potrà, tuttavia, espiare. Eppure alla fine qualcosa si muove, qualcosa cambia, ed è qui che si può intravedere una pallida luce di buono. Ma non sarà senza prezzo.
Macellai obesi dalla meschinità gigante quanto la stazza, mogli avide e arriviste in cerca solo di prestigio, figli perennemente in lotta con padri che sembrano ostinarsi a non capirli. Uomini e donne che nascondono i segreti più turpi, costantemente impegnati a tradirsi in questo circo sgangherato eppure tremendamente realistico messo in scena dall’autrice. Una parata di piccoli, grandi mostri, ognuno a suo modo maligno e ognuno con le sue brutture da nascondere, come struzzi indaffarati a sotterrare il capo. Non a caso, è proprio una sepoltura ad aprire e a terminare la storia, quasi che il cerchio si possa chiudere solo così, celebrando un funerale tra le pareti di una chiesa. Nel maldestro tentativo di dimenticare colpe che nessuna marcia funebre potrà, tuttavia, espiare. Eppure alla fine qualcosa si muove, qualcosa cambia, ed è qui che si può intravedere una pallida luce di buono. Ma non sarà senza prezzo.
550 pagine che si dipanano quasi come un giallo, con l’abilità tipica della Rowling di scavare negli animi umani e di far amare visceralmente i suoi protagonisti. Che ci mancheranno, con le loro imperfezioni e miserie, con le loro brutture. Ci mancheranno come possono mancare solo i personaggi capaci di entrare davvero nel cuore di chi legge.
In conclusione…
L’idea che mi sono fatta è che la Rowling abbia voluto un po’ strafare, e il troppo – si sa – rischia di stroppiare. Ma è un libro che consiglio comunque di leggere: la librarian si è divertita parecchio a farlo.
che bella recensione… seguirò il consiglio! 🙂
Grazie Fra! Aspetto un tuo parere, allora 😉