Chi ha paura di dormire nella valle dell’orco?

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[Umberto Matino, La valle dell’orco, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, ristampa 2016]

Non sono mai stata una bambina capricciosa. Non puntavo i piedi, non dicevo mai “voglio”, non scalpitavo. Poi non dormivo e mangiavo troppo poco, ma questa è un’altra storia. Di bambini capricciosi, però, ne ho conosciuti molti. Ho visto lacrimoni scendere copiosi, piccole bocche spalancate urlare a squarciagola, piedini dibattersi come posseduti da un’entità furiosa. E genitori stremati. Che, non sapendo più a che santo votarsi, immancabilmente se ne uscivano con la frase delle frasi, l’innocua minaccia che avrebbe dovuto porre fine al terremoto: “Viene l’orco e ti porta via!”. D’accordo, un modo di dire che fa molto anni ’80 e oggi forse è meno utilizzato (anche perché, a pensarci bene, sortiva pochi effetti). Ma è stato proprio così che incontrai l’orco per la prima volta, dalle parole di mamme e papà evidentemente disperati. Non ne avevo paura, anzi, gli orchi mi affascinavano. E non temevo certo che venissero a tirarmi le coperte di notte. Piuttosto li avrei aspettati perché mi facessero compagnia, da brava figlia unica.

Così, quando ho visto in libreria La valle dell’orco, ero già davanti alla cassa con il libro in mano. Tanto più che lo aspettavo da parecchio tempo, essendo purtroppo fuori catalogo da un po’.
In verità, non è propriamente del classico “orco che spaventa i bambini” che si parla in questo romanzo del vicentino Umberto Matino – nato a Schio e residente a Padova -, ma non si può dire che l’atmosfera non sia quella. Ci troviamo, infatti, nelle prealpi vicentine, indicativamente nella Val Leogra. Zone molto vicine a quella in cui vivo, eppure per certi aspetti davvero un altro mondo. C’è un’atmosfera diversa, ci sono una storia e un clima particolari: solo chi ci vive o ci è vissuto può capirlo fino in fondo.

In questo libro c’è il giallo, certo, ed è un giallo dalla struttura avvincente: un caro amico che muore improvvisamente, un’eredità inaspettata, un diario ritrovato, una contrada rovèrsa – contrà Brunelli – in cui gli abitanti sembrano vivere isolati dal mondo, una serie di terrificanti quanto inspiegabili delitti. Ma c’è molto di più. Umberto Matino ci regala un viaggio alla scoperta di una terra apparentemente chiusa, senza radio, senza televisione, senza negozi, dove si vive lavorando i campi, dove il tempo si è fermato decenni prima. Eppure un luogo mitico, a contatto con la natura, con la pace, con il silenzio e con noi stessi. È incredibile realizzare che tutto questo esista in quel Nord-Est conosciuto prevalentemente per le fabbriche e i schei. Questa lettura è stata per me una continua scoperta, un nuovo modo di conoscere e apprezzare le terre in cui vivo e di cui colpevolmente sapevo davvero ben poco. Ma è stata soprattutto una lettura piena di magia, di affascinanti leggende cimbre, di filastrocche inquietanti, di mistero.

Ora, guardate la foto di copertina. Guardatela bene, e non potrete non sentire la schiena percorsa da un brivido. Avere questa foto lì vicino durante la lettura, ogni notte accanto a me sul comodino, ecco, questo sì che un po’ di paura me l’ha fatta venire. Le quattro donne con in mano lunghe falci davanti a un cimitero fatiscente sembrano guardarmi da un’altra epoca, con le loro storie, con i loro segreti inconfessabili. E di foto altrettanto inquietanti è pieno l’intero libro: chi vorrà intraprenderne la lettura, capirà che nulla è lasciato al caso.

La scrittura di Umberto Matino è precisa e scorrevole, piacevole da leggere, ma concreta e realistica quando serve – vedi i dialoghi con incursioni dialettali che mi hanno molto divertita. L’autore ama dilungarsi spesso in descrizioni suggestive, curando ogni particolare nei minimi dettagli, per farci arrivare ogni atmosfera, ogni sensazione, ogni immagine, ogni suono e odore. Chi legge questo libro non può essere solo lettore, ma ne diviene protagonista, e come i veri protagonisti vive lì, in quella contrada rovèrsa che non è una semplice via di paese ma diventa un intero mondo, uno sconfinato universo in cui muoversi. Un universo dove accadono cose terrificanti, talmente lontane dall’umana comprensione da far credere che non esistano. Sarebbe molto più semplice immaginare che siano frutto di fantasia, che siano unicamente partorite dal folklore popolare, che appartengano alla sfera del soprannaturale. Invece reali lo sono davvero, e proprio per questo ancor più terribili.

Allora, vi è venuta voglia di conoscere gli abitanti di contrà Brunelli? Sarà un viaggio mitico e spaventoso, che non vi deluderà.
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